Creare un rapporto ESG (Environmental, Social, Governance) efficace è fondamentale per le aziende che desiderano comunicare il proprio impegno verso la sostenibilità e la responsabilità sociale. Un report ESG ben strutturato contribuisce anche a migliorare la reputazione aziendale e la fiducia degli stakeholder.
Nel 2023, il processo di reporting ESG è diventato più sofisticato e regolamentato, riflettendo l’importanza crescente che consumatori, investitori e regolatori attribuiscono alla sostenibilità aziendale.
Quadro normativo dell’ESG
Nel dinamico panorama della sostenibilità, l’ESG reporting non è un’isola. È parte di un arcipelago di normative e standard che definiscono e modellano la sua pratica. Globalmente, organizzazioni come la Global Reporting Initiative (GRI) hanno pionieristicamente stabilito standard volontari ampiamente riconosciuti per la rendicontazione di sostenibilità, enfatizzando l’importanza di aspetti quali i diritti umani, l’impatto ambientale e la correttezza nelle pratiche lavorative.
Si sono aggiunti i recenti standard di sostenibilità ESRS adottati dalla Commissione Europea che entreranno in vigore con il 2024.
In Italia, la regolamentazione dell’ESG reporting (Environmental, Social, and Governance) è influenzata da una combinazione di normative nazionali e internazionali, nonché da standard volontari adottati dalle aziende.
Gli enti e le normative principali che regolamentano il reporting ESG includono:
- Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (CONSOB). È l’autorità di vigilanza per il mercato finanziario in Italia e assicura che le società quotate rispettino gli obblighi di trasparenza, inclusi gli aspetti ESG.
- Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF). Il MEF può emettere decreti e linee guida che influenzano la rendicontazione finanziaria e non finanziaria delle aziende, compresi gli aspetti ESG.
- Decreto Legislativo 254/2016. Questo decreto ha recepito la Direttiva UE 2014/95/UE nel diritto italiano, obbligando le grandi imprese di interesse pubblico a includere una dichiarazione non finanziaria all’interno del loro bilancio consolidato. Questa dichiarazione deve coprire aspetti ESG rilevanti.
- Legislazione Europea. Le aziende italiane sono anche soggette alle normative dell’Unione Europea, come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che è un’estensione della precedente Non-Financial Reporting Directive (NFRD). La CSRD richiederà alle aziende di fornire informazioni più dettagliate sui loro impatti ESG.
- Global Reporting Initiative (GRI). Anche se non è un ente regolatore, il GRI fornisce uno standard volontario ampiamente adottato per la rendicontazione della sostenibilità, che molte aziende italiane seguono.
- Sustainability Accounting Standards Board (SASB). Analogamente al GRI, il SASB fornisce un insieme di standard di ESG reporting specifici per settore che sono utilizzati volontariamente dalle aziende per guidare la divulgazione dei rischi e delle opportunità legate alla sostenibilità.
- Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD). Le raccomandazioni della TCFD sono adottate da un numero crescente di aziende italiane per comunicare in modo più efficace le informazioni relative ai rischi finanziari legati al clima.
- Organismo Italiano di Contabilità (OIC). Questo ente si occupa delle norme contabili italiane e, anche se non si concentra esclusivamente su ESG, le sue linee guida influenzano il modo in cui le aziende riportano informazioni finanziarie e non finanziarie.
L’arte della pianificazione nell’ESG reporting
La redazione di un report ESG è di competenza dell’ESG management e richiede un approccio strategico e integrato fin dalle fasi iniziali, con particolare attenzione alla definizione di obiettivi di medio periodo. Questa strategia complessiva deve tener conto della conformità normativa e dell’impatto sulla reputazione aziendale.
Il processo di preparazione del report ESG inizia ben prima di mettere giù la prima parola. È un percorso che implica una pianificazione attenta e un’approfondita comprensione degli obiettivi che si intendono raggiungere. Il primo passo cruciale è la chiara definizione degli obiettivi del report. In questo contesto, si tratta di stabilire con precisione cosa si intende comunicare e quali risultati si mira a conseguire attraverso il documento.
Gli obiettivi del report possono variare notevolmente, spaziando dalla mera conformità normativa a obiettivi più ambiziosi, come influenzare le decisioni degli investitori o migliorare la reputazione complessiva dell’azienda. Questa varietà di obiettivi sottolinea l’importanza di un approccio flessibile e orientato al medio periodo, che possa adattarsi alle esigenze specifiche dell’azienda e del contesto in cui opera.
La raccolta delle informazioni e la scelta degli indicatori
La scelta degli indicatori da includere nel report è una fase altrettanto fondamentale. Gli indicatori devono riflettere le aree di sostenibilità rilevanti per l’azienda e i suoi stakeholder, equilibrando l’ambito ambientale, sociale e di governance. In questa fase, è importante anche definire il processo di raccolta delle informazioni: chi raccoglierà i dati, come e da quali fonti.
Tutti i passaggi della pianificazione devono essere allineati con gli obiettivi di sostenibilità aziendali a lungo termine. Questo allineamento assicura che il report ESG non sia un esercizio isolato, ma parte integrante della strategia complessiva dell’azienda.
Principi fondamentali della raccolta dati
La raccolta dei dati ESG è una sfida che richiede precisione e attenzione. Le aziende devono stabilire metodologie di misurazione chiare e ripetibili, che possano essere utilizzate anno dopo anno per garantire coerenza e comparabilità. È fondamentale identificare fonti di dati affidabili, che possono variare da dati interni, come quelli finanziari e operativi, a dati esterni, come indici di sostenibilità o database di settore.
Da dati grezzi a informazioni significative
L’analisi dei dati raccolti è il ponte tra la raccolta e la comunicazione. L’obiettivo dell’analisi è trasformare i dati grezzi in informazioni che raccontino una storia significativa sull’impatto ESG dell’azienda. Questo processo richiede competenze analitiche e la capacità di identificare tendenze, schemi e correlazioni significative.
La narrazione nel reporting ESG
Un report ESG non è solo una raccolta di dati e cifre; è una narrazione che deve colpire positivamente gli stakeholder. Le tecniche di storytelling sono fondamentali per trasformare l’analisi in una storia che informi, ispiri e motivi. Questo significa presentare i dati in modo che evidenzino il progresso, le sfide e gli sforzi compiuti dall’azienda nella sua giornata verso la sostenibilità.
Strategie comunicative efficaci
Le strategie comunicative nel reporting ESG devono essere mirate e multicanale. Ciò può includere la combinazione di testo, grafici, immagini e persino multimedia per creare un report dinamico e interattivo. Inoltre, è importante considerare diversi formati di report per diversi stakeholder, da sommari esecutivi a report tecnici dettagliati.
Best Practices di comunicazione
Esaminare e imparare dalle best practices di comunicazione nel settore può fornire intuizioni preziose. Le aziende leader nel reporting ESG spesso utilizzano una combinazione di:
- trasparenza,
- concretezza
- narrazione.
Questi tre elementi veicoleranno efficacemente il loro impegno e i loro successi in materia di sostenibilità. Per rafforzare il messaggio, l’uso di casi studio, testimonianze e citazioni può aggiungere autenticità e profondità al report.
L’importanza dell’assicurazione e della verifica
In un contesto normativo in continua evoluzione, l’assicurazione della qualità dei report ESG assume un ruolo chiave. Le aziende sono sempre più invitate a far verificare i loro report da terze parti indipendenti, per garantire accuratezza e affidabilità. Questa pratica non solo aumenta la credibilità dei report ma può anche proteggere l’azienda da rischi legali e reputazionali.
Verso una standardizzazione globale: il futuro del reporting ESG
Guardando al futuro, l’intento di molte di queste iniziative è di convergere verso un insieme di standard globali. La recente formazione dell’International Sustainability Standards Board (ISSB) al G20 di Roma nel 2021 rappresenta un passo significativo verso questo obiettivo. L’ISSB intende sviluppare e approvare standard globali per il reporting ESG, semplificando così il processo per le aziende e fornendo agli investitori informazioni più chiare e comparabili.
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